Esistono gli stereotipi sui “vecchi”? Influenzano il nostro modo di vivere o di scegliere?
Gli studi ci dicono di sì. Fin dal 1969 Butler si è posto il problema di come definire questi stereotipi legati in generale all’età, e ha dato un nome preciso a questo fenomeno: AGEISMO, definito come “pregiudizio da un gruppo di una certa età verso un gruppo di un’altra età”.
L’idea diffusa che l’invecchiamento sia inevitabilmente sinonimo di declino fisico e cognitivo rappresenta una delle principali caratteristiche che lo descrivono nella società. Questa percezione tende a rappresentare le persone anziane come fragili, dipendenti e meno capaci di contribuire attivamente alla vita sociale ed economica. Nonostante i progressi della medicina e l’aumento della longevità, l’immagine prevalente dell’anziano rimane spesso stereotipata e riduttiva.
Questo si riflette nel linguaggio, che sappiamo essere non un riflesso della realtà, ma il principale costruttore di questa. E quindi gli atteggiamenti messi in atto da professionisti e persone comuni nei confronti di persone che stanno entrando in una nuova fase di vita che racchiude in sé dei cambiamenti profondi, legati ad esempio al pensionamento, nascono anche dal linguaggio utilizzato per rivolgersi verso questa fase di vita.
In diversi studi si evidenzia come questi stereotipi influenzino non solo i servizi, come ad esempio l’accesso alle cure o alle possibilità lavorative, ma anche la percezione che il singolo ha sul proprio invecchiamento.
L’autopercezione, è infatti ciò su cui possiamo lavorare, che influenza a sua volta la nostra salute e il nostro benessere psicologico. Studi affermano che una visione negativa dell’invecchiamento aumenta il rischio di sviluppare patologie croniche e disturbi dell’umore come la depressione, mentre al contrario una visione positiva riduce questo rischio; nel secondo caso infatti le persone sono portate a prevenire gli aspetti che possono emergere con l’avanzare dell’età, preservando capacità cognitive e salute fisica.
Come fare quindi a non essere vittima di questi stereotipi?
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BIBLIOGRAFIA
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