Il 27 maggio è la giornata internazionale del caregiver, e anche se il caregiver, cioè chi si prende cura, lo fa tutti i giorni, cogliamo l’occasione per raccontarvi meglio questo ruolo, che molti di noi vivono.
Anzitutto dobbiamo fare una distinzione tra caregiver formali e informali. I caregiver formali sono tutte quelle persone che si prendono cura di altri per lavoro (es. medici, infermieri, OSS, badanti). I caregiver informali invece, sono o familiari o amici stretti, che per necessità supportano una persona che ha bisogno di un aiuto costante, ma senza avere una formazione specifica. E oggi ci concentriamo su questa categoria, i caregiver informali. In Italia, si stima che i caregiver informali siano circa 7,3 milioni (Istat, 2019).
Cosa vuol dire essere caregiver?
Prendersi cura di un’altra persona, in una condizione di fragilità tale per cui necessita il supporto e/o la sostituzione nelle attività di vita quotidiana. La maggior parte delle persone che svolge questo ruolo appartiene al sesso femminile, e questo ha radici sicuramente culturali, che non sono ancora superate.
Ma che conseguenze ha assumere questo ruolo? Apparentemente, sembra un normale rapporto in cui il familiare supporta un altro familiare; dietro le quinte però, si nascondono temi più profondi. Non solo è difficile riuscire a mantenere un equilibrio tra questo ruolo e il resto degli impegni quotidiani e del lavoro, che spesso vengono messi in secondo piano, ma soprattutto diventa totalizzante anche da un punto di vista emotivo, con conseguenze anche sulla salute fisica, e con un impatto significativo sulle relazioni sociali, portando sempre di più a un isolamento.
In Italia, il riconoscimento formale del ruolo del caregiver familiare è ancora in fase di definizione. Sebbene la Legge di Bilancio 2018 abbia introdotto una prima definizione e istituito un fondo di sostegno, manca una legge nazionale organica. Nel 2024 è stato istituito un Tavolo tecnico interministeriale per elaborare una proposta legislativa condivisa, e nel 2025 sono stati stanziati 30 milioni di euro per iniziative regionali a favore dei caregiver. Alcune regioni, come l’Emilia-Romagna, si sono già dotate di leggi specifiche, ma a livello nazionale si attende ancora una normativa chiara e strutturata.
E quindi cosa ci spinge a ricoprire ancora questo ruolo? Esiste una scala, validata recentemente in Germania, che va a valutare proprio quali sono gli aspetti positivi percepiti dai caregiver del loro ruolo. Questa scala sembra aiutare nell’affrontare questo faticoso ruolo, individuando gli aspetti più positivi.
Rispondi alle domande qui sotto e condividi in modo anonimo la tua esperienza con noi!